L’obiettivo è arrivare in tempo per le elezioni europee del 2024 per avere gli strumenti per combattere le interferenze straniere e avere più trasparenza nella pubblicità politica, tenendo presente che le campagne si svolgono sempre più online e oltre i confini nazionali. Bruxelles vuole evitare quello che è accaduto nei mesi precedenti la Brexit, messo in evidenza dallo scandalo di Cambridge Analytica. Giovedì scorso la plenaria del Parlamento europeo ha votato la posizione negoziale sulla proposta di regolamento della Commissione Ue relativo alla trasparenza e agli obiettivi della pubblicità politica (presentata nel novembre del 2021). Il Consiglio aveva approvato la propria posizione Il 13 dicembre scorso, Ora potranno cominciare I negoziati fra le tre istituzioni per arrivare a un testo condiviso.
«CI sono troppe interferenze illecite nel nostri processi democratici. Come legislatori abbiamo la responsabilità di combattere questo fenomeno, ma anche di garantire che il dibattito rimanga aperto e libero», ha spiegato l’europarlamentare di Renew Europe, Sandro Gozi, relatore del rapporto sulle regole Ue sulla trasparenza della pubblicità politica. «Questa legge non ucciderà la pubblicità politica – continua Gozi – nonostante le voci diffuse dalle grandi piattaforme online, né ostacolerà la nostra libertà di espressione. Ma siamo noi cittadini e non gli algoritmi di grandi piattaforme digitali a decidere come esercitare la nostra libertà di pensiero». Il testo approvato dal Parlamento Ue con 433 voti favore-voli, 61 contrari e 110 astenuti propone che le entità con sede al di fuori dell’Ue non possano finanziare pubblicità politiche nell’Unione europea per evitare le interferenze straniere. Delle tre istituzioni europee, il Parlamento Ue è l’unico eletto direttamente dai cittadini, Il Qatargate, il presunto tentativo di corruzione da parte di Qatar e Marocco per influenzare le politiche dell’Eurocamera, ha dimostrato come le risoluzioni dell’Aula di Strasburgo, anche quando sono solo politiche e quindi non vincolanti, hanno un impatto rilevante a livello internazionale tanto da spingere Paesi non propriamente democratici a cercare di condizionarne le decisioni. Il testo del Parlamento prevede che «solo i dati personali esplicitamente forniti per la pubblicità politica online possano essere utilizzati dai fornitori di pubblicità», quindi il microtargeting che utilizza i dati dei consumatori e i dati demografici per identificare gli interessi di individui specifici non sarà possibile. Inoltre vuole rendere più facile l’accesso alle informazioni su chi finanzia un annuncio, quanto costa e da dove proviene il denaro, e propone la creazione di «un elenco online contenente tutti gli annunci politici su Internet e i relativi dati». Anche il Consiglio nella sua posizione specifica che il consenso «deve essere fornito separatamente e specificamente». Ma quanti cittadini europei faranno davvero attenzione?
Sandro Gozi è relatore del rapporto sulle regole UE per la trasparenza della pubblicità politica