Noi cittadini del mondo non possiamo e non vogliamo lasciare di nuovo soli i giovani iraniani; non deve accadere che la speranza e i sogni di queste giovani vite siano distrutti dalla nostra ignavia e indifferenza.
Un anno fa è morta in carcere per le percosse ricevute Mahsa Amini, giovane curda di 23 anni, la cui unica “colpa” era stata di avere mostrato una ciocca di capelli sotto l’hijab. Da quel giorno ogni giorno, ininterrottamente per tre mesi, è nato spontaneamente un movimento di protesta che si è riversato nelle strade e nelle piazze iraniane gridando lo slogan curdo «Jin, Jîan, Azadî», ovvero «Donna, Vita, Libertà». Uno slogan urlato anche da tanti uomini che hanno a loro volta subito, così come le donne, la violenta repressione di quel regime criminale.
Ci sono stati centinaia di migliaia di manifestanti nelle strade e nelle piazze dellegrandi città ma anche nelle più lontane provincie; si sono visti iraniani cantare e ballare, e le donne iraniane con coraggio e determinazione togliersi il velo, simbolo del terribile regime degli ayatollah. Si sono avuto mesi di scioperi di massa contro unregime ormai sempre più odiato da larga parte popolazione.
Tutto ciò è accaduto nel silenzio quasi totale dei media e della stampa italiana, con l’eccezione di Radio Radicale e di Marianno Giustino e di pochi altri veri giornalisti.
Questo silenzio continua ancor di più oggi, a distanza di oltre un anno dai primi accadimenti. Per questo è necessario intervenire, mobilitare un’opinione pubblica disinformata e distratta. Ma non bastano condanne e appelli. È necessario che tutti i mezzi di informazione siano capaci di trovare almeno un millesimo del coraggio e della determinazione mostrata in quest’anno dal popolo iraniano per denunciare gli arresti indiscriminati e senza alcun motivo, le terribili torture subite dai manifestanti, le numerose impiccagioni che ogni giorno proseguono, nel nostro sostanziale silenzio.
Chiediamo che la stampa si svegli da questo torpore e parli di ciò che sta accadendo in Iran.
Chiediamo che i paesi democratici si decidono a mettere in atto sanzioni forti controil regime iraniano.
Chiediamo a tutti coloro che nel nostro Paese hanno un ruolo politico e istituzionale di far valere la loro voce con atti concreti, azioni precise e mirate, ad ogni livello, e non con semplici prese di posizione e parole di circostanza.
Riprendere i colloqui sul nucleare, come sta purtroppo accadendo, risulta una politica miope oltre che cinica, che presto avrà conseguenze nefaste anche sul nostro piccolomondo, solo all’apparenza pacifico.