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La stretta dell’UE “Stop interferenze dei Paesi ostili”

BRUXELLES – Bloccare le interferenze nella politica europea di Paesi stranieri e ostili. Impedire al russo Putin o al cinese Xi di condizionare partiti e candidati dell’Unione. Soprattutto durante la campagna elettorale del prossimo anno, quella che eleggerà la nuova Eurocamera. Ieri il Parlamento europeo ha modificato la proposta già avanzata dalla Commissione per regolare la pubblicità politica. E che entro giugno diventerà legge dopo l’approvazione del Consiglio europeo. L’obiettivo principale è evitare che il voto del maggio 2024 si trasformi nel terreno più fertile a favore delle “autocrazie” per pilotare malignamente il confronto. Esigenza ancora più consistente dopo il recente scandalo Qa-targate che ha dimostrato quanto alcune potenze straniere, in questo caso Qatar e Marocco, riescano a penetrare l’unica istituzione elettiva dell’Ue.
L’idea allora è quella di vietare a entità o soggetti non basati in Europa di finanziare le campagne effettuate sulle piattaforme digitali: da Twitter a Facebook, da TikTok a Instagram. A questo scopo i candidati dovranno sempre dichiarare gli eventuali finanziatori delle loro
campagne social.
Discorso analogo per i rischi connessi alla cosiddetta “profilatura” degli utenti: la raccolta dei dati senza il consenso del soggetto interessa-to. Una norma che punterà a evitare il ripetersi di scandali come il famoso “Cambridge analitica”. E che si baserà sulla possibilità di chiedere ai gestori di sociale di verificare la provenienza degli sponsor. In caso di violazione, le sanzioni riguarderanno sia il politico-cliente che il grande fornitore di servizi, e quindi le stesse piattaforme digitali. Compresa la sospensione delle attività per quindici giorni.
«Ci sono troppe interferenze illecite nei nostri processi democratici – dice Sandro Gozi, europarlamentare di Renew e relatore del provvedimento – . Come legislatori abbiamo la responsabilità di combattere questo fenomeno, ma anche di garantire che il dibattito rimanga aperto e libero». A suo giudizio, «il testo limiterà solo la pubblicità politica abusiva e risponde alla domanda di più trasparenza: sapere e far sapere chi finanzia chi». Nei giorni scorsi alcuni colossi digitali, come Google, hanno manifestato perplessità rispetto a queste misure sottolineando il rischio di un limitazione alla libertà di espressione. «Una preoccupazione falsa perché tutti potranno esprimersi e per i giornalisti non è previsto alcun divieto. Il punto è che un algoritmo non può decidere chi deve parlare e chi deve essere letto».

da La Repubblica 03/02/2023

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