Il nostro cammino
Nelle ultime due settimane siamo stati invitati a molti eventi di chiusura di campagna elettorale degli amici di Azione e Italia Viva. È sempre stata la base locale ad invitarci.
Abbiamo ricevuto tanti attestati di stima e abbiamo toccato con mano la voglia (il bisogno) di non arrendersi di fronte alla polarizzazione del dibattitto pubblico e degli attuali schieramenti di destra e sinistra. Abbiamo cioè appurato quello che sosteniamo da tempo, ossia che lo spazio elettorale in cui ci muoviamo esiste a prescindere dai suoi interpreti e che non ci sono incomprensioni e attriti che non possano essere superati.
Bisogna continuare a lavorare come stiamo facendo. Con costanza e coerenza. Non ci sono risultati facili ottenibili in breve tempo. È un lungo lavoro giorno per giorno. Siamo però convinti che il metodo sia quello giusto e che il partito unico liberaldemocratico sia un obiettivo alla portata.
La nostra prima assemblea del 16/17 giugno sarà l’occasione per fare il punto sul nostro cammino. Qui trovate tutti i dettagli. Iscriveteci utilizzando l’apposito form.
Il costo della “non Europa”
Uno studio dell’Ufficio ricerche del Parlamento Ue ha stimato che arrestare il processo di integrazione europea, riportando sempre più poteri nelle mani dei governi nazionali, potrebbe costare ai Paesi membri fino a 480 miliardi di euro all’anno da qui al 2032.
Al contrario, un’ulteriore integrazione dell’Ue potrebbe generare oltre 2,8 trilioni di euro all’anno entro il 2032 e contribuire al conseguimento degli obiettivi dell’UE nei settori dei diritti sociali, dei diritti fondamentali e dell’ambiente.
I vantaggi derivanti da un’ulteriore integrazione dell’UE non sostituirebbero né comprometterebbero quelli derivanti dalle azioni intraprese a livello nazionale, regionale o locale, bensì li integrerebbero e li rafforzerebbero.
Sovranisti contro europeisti
In settimana Giorgia Meloni si è recata in visita a Praga, a colloquio con uno dei suoi principali alleati nella sempre più ampia famiglia dei conservatori europei di ECR guidata dalla stessa Meloni. Mentre era in visita dalla Francia e dalla Spagna, governate da liberali in un caso e socialisti nell’altro, sono arrivate due pesantissime critiche alle politiche del governo della destra italiana, rispettivamente su migranti e lavoro.
Sono i primi passi della lunga campagna elettorale che ci aspetta per le Europee del 2024, che a Madrid incrocerà anche la sfida per il governo tra socialisti, popolari, la sinistra e l’incognita di Vox (della quale Politico l’anno scorso scrisse che “L’estrema destra spagnola cerca l’ispirazione italiana”).
I confini delle appartenenze si stanno delineando e ormai è chiarissima la strategia: i conservatori vogliono diventare un polo di attrazione per i popolari europei, per convincerli a staccarsi da socialisti e liberali nei futuri equilibri di Bruxelles. Una partita in cui Tajani cerca di svolgere un ruolo centrale.
La piattaforma di Renew Europe
La reazione dei liberali europei non si è fatta attendere. Giovedì il segretario generale del PDE, Sandro Gozi, il presidente di Renew Europe e segretario generale di Renaissance, Stéphane Séjourné, e i co-presidenti dell’Alde, Timmy Dooley e Ilhan Kyuchyuk hanno sottoscritto un memorandum di intese per la realizzazione di una piattaforma unica, sotto il marchio comune di Renew Europe, per partecipare alle prossime elezioni europee.
Come ha precisato Sandro Gozi, “Questo memorandum d’intesa è un utile passo avanti in vista delle prossime elezioni europee, in quanto creerà una base operativa su cui potremo contare per la campagna elettorale”.
Ad oggi sono tre i partiti italiani interessati dal memorandum d’intesa: +Europa (membro di Alde), Azione e Italia Viva (membri del Pde).
Il futuro dell’Ucraina
Ieri Repubblica ha pubblicato un intervento molto importante di Timothy Garton Ash. Un intervento che è un manifesto.
Questi i punti salienti:
- la netta vittoria ucraina è oggi l’unica via sicura per una pace durevole, un’Europa libera e, in ultima analisi, una Russia migliore;
- questo sarebbe il nuovo V-day, il giorno della vittoria per l’Europa intera;
- gli ucraini hanno una teoria della vittoria che va dal successo sul campo di battaglia al cambio di regime a Mosca;
- la sconfitta militare di Putin può essere l’innesco di un cambio di regime, come accadde con le rivoluzioni del 1905 e 1917;
- la Crimea è centrale in questa strategia, perché gli ucraini non potranno mai sentirsi liberi e sicuri con una gigantesca portaerei russa puntata al cuore;
- si tratta di una teoria della vittoria molto audace, ma chi, in Occidente, ha teorie migliori?
- in Occidente molti nutrono la vaga idea che esista una via di mezzo che porti al nirvana di una “soluzione negoziata” o, più cinicamente e con sedicente “realismo”, sono disposti a permettere che l’Ucraina finisca per perdere un sesto dei suoi territori nell’ambito di una spartizione che chiamano “pace”;
- nel migliore die casi questa soluzione vigliacca porterebbe ad un conflitto semi congelato in attesa di una nuova guerra;
- Putin non farà comunque ricorso alle armi tattiche nucleari, perché si alienerebbe l’appoggio di Cina e India;
- cosa dovremmo fare noi? Non spaventarci, ma prepararci;
- il maggior problema dell’Occidente è la paura;
- ci basterà tenere i nervi saldi e mostrare solo un po’ della enorme forza d’animo che migliaia di giovani ucraini stanno dimostrando sul campo.
Solo un po’.
Il libro della settimana
La paura e la ragione, di Timothy Snyder.
Dopo il crollo dell’Unione Sovietica e dei regimi comunisti europei abbiamo pensato che la vittoria della democrazia fosse definitiva e che il nuovo millennio avrebbe portato con sé un futuro di pace mondiale. Non è andata così.
Dalla Russia di Putin, l’autoritarismo si sta espandendo in Europa e in America e, oggi, l’Occidente assiste a un impensabile ritorno di tendenze nazionaliste e populiste la cui origine è da ricercarsi nel collasso delle istituzioni democratiche.
In questo libro del 2018, Timothy Snyder spiega i motivi che hanno provocato il crollo della democrazia in Russia, e come Putin non solo abbia ripreso e adattato idee fasciste, ma sia riuscito a esportarle in Occidente.
Nell’epoca dei social network e delle fake news non è stato difficile per bot e troll pilotati da Mosca influenzare le opinioni pubbliche facendo leva sul malessere serpeggiante in una società disillusa dall’economia in crisi.
Dall’invasione dell’Ucraina all’annessione della Crimea, dalla Brexit alla manipolazione delle elezioni americane ai bombardamenti in Siria, Snyder ripercorre i principali eventi che in questo decennio hanno condotto allo stallo delle democrazie, convinto che la paura di un ritorno ai genocidi di cui siamo stati testimoni nel passato possa essere sconfitta solo dalla ragione della società liberale fedele ai principi di uguaglianza e solidarietà.
Perché «l’individualità, la resistenza, la collaborazione, la novità, l’onestà e la giustizia non sono semplici luoghi comuni o preferenze, bensì fatti della storia».
Prossimi eventi
19 maggio, ore 18:00 sul sito libdemeuropei.it: La meritocrazia è sopravvalutata? Il caso italiano, webinar con Guido Gentili, Alessandro Scarpa, Marianna Vintiadis e Giampaolo Galli. Modera Alessandro De Nicola.
16-17 giugno: Bologna: assemblea degli iscritti di LDE aperta a tutti, inclusi i non iscritti. Trovate qui tutti i dettagli. Iscriveteci utilizzando l’apposito form.