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Il contributo di Alessandro Zangrilli

Libdem 2.0

Ad un anno dalla nascita di LDE (poi LibDem) è necessario tirare le somme di questo anno affrontando le evidenti criticità emerse. Sorvolando con mia colpa sui traguardi ed i meriti che l’associazione ha conseguito in questo anno mi concentrerò sui problemi con spirito costruttivo, perché lì dove vige lo spirito collaborativo ogni critica va letta come uno sprono.

Una prefazione va fatta sull’attualità, argomento che molti hanno elevato a tema fondamentale di questo incontro. Sarò molto rapido nel rispondere ai due temi portanti.

In primis il tema partito. Non credo che LibDem debba divenire partito. Anche ignorando gli eventuali ostacoli materiali di un simile percorso, più volte tramite la voce stessa dei garanti è stato detto in assemblee pubbliche che non avremmo fatto “l’ennesimo partitino”.

Seppur il quadro generale sia cambiato non credo che questa nostra parola vada infranta, non nel contesto proprio di LibDem, considerando anche quanti affezionati dei vari partiti interlocutori (Azione, Italia Viva e Più Europa principalmente) siano ad oggi tra i nostri associati.

Se LibDem vorrà invece sponsorizzare con tutti i soggetti interessati una Costituente per un partito liberaldemocratico, come definito sin dalla fondazione, credo che prima vada fornito un mandato forte ad un direttivo espresso democraticamente per intraprendere questo percorso.

Sul secondo tema caldo, quello delle elezioni europee, ne consegue che la nostra partecipazione dovrebbe esprimersi al più come supporto ad uno o più dei candidati presenti nel gruppo Renew Europe.

Una partecipazione diretta per le europee dopo un anno di silenzio e sostanziale stasi dell’associazione andrebbe a prosciugare le scarse risorse, economiche e umane, presenti senza portare a sé nessun beneficio per quello che, dobbiamo dirci in sincerità, può essere solo un obiettivo di lungo periodo.

Cosa fare dunque? Per capirlo credo vadano prima comprese le problematiche che a mio avviso hanno limitato le forze LibDem in questo anno ed hanno portato ad una certa disaffezione del progetto. Schematicamente ne evidenzierò tre:

  1. La Direzione: Una volta interrotto il progetto del “Terzo Polo”, LDE è entrato sostanzialmente in una fase dormiente che non è terminata neanche oggi. Credo che la mancanza di direzione e organizzativa sia nata dall’assenza di una reale visione comune di quello che LibDem fosse (ricordo che in discussioni private si ostinava il termine “partito” riferito all’associazione nonostante si fosse espresso in più occasioni che non lo fossimo) e dalla mancanza di spazi reali di confronto e dialogo incardinati su regole democratiche. L’invito più volte ripreso a “presentare proposte” è ovviamente il più delle volte caduto in silenzio perché calato in una struttura vuota. Chi ha avuto la fortuna di partecipare con amici di vecchia data o organizzazioni già sviluppate ha potuto avanzare qualche iniziativa, ma il livello nazionale (se non europeo) e collaborativo di LibDem raramente è emerso dopo il 14 Gennaio. Questo credo sia dovuto ad una mancanza organizzativa e di direzione nata dall’assenza di un chiaro mandato direttivo. I vertici dell’associazione sono stati individuati per cooptazione, cosa che in un momento transitorio e costituente è più che comprensibile, ma che ad un anno dalla nascita di LibDem va affrontato progettando spazi e tempi di discussione, confronto ed espressione di voto. In questo modo gli associati potranno conoscersi e confrontarsi in tempi ragionevoli, potendo esprimere mandati reali e radicati tra gli associati all’eventuale direttivo che avrà così possibilità di prendere posizione pubblicamente, rispondendo anche direttamente delle proprie scelte in modo trasparente. LibDem non potrà per sua natura mai essere un’associazione leaderistica, siamo liberali, ma questo non deve farci fuggire dalla leadership necessaria ad un’organizzazione.
  2. Il Coraggio: Forse perché ammorbiditi dalla necessità di interlocuzione con i nostri vicini politici, le proposte e le iniziative LibDem sono risultate flebili in questo anno. Ad oggi però LibDem non è un partito, non ha interesse elettorale e nasce dall’esigenza di rappresentare le idee di libertà, di diritto, di mercato, di concorrenza e valorizzazione del capitale umano in un panorama elettorale che reputa la metà di questi concetti eresie. Conosco la forza e la determinazione degli argomenti di molti degli associati, a partire dai garanti, su quanto avviene in Italia e sulle sue storture e credo che, a seguito di un processo di confronto come indicato nel punto precedente, LibDem debba fare proprie posizioni nette e necessarie per il paese. Esiste nella nostra democrazia un luogo in cui “moderare” gli animi e si chiama Parlamento. Non dobbiamo partire offrendo metà della nostra reale posizione su ogni tema, perché ogni dibattito porterebbe ad un tristissimo e importante ribasso.
  3. L’Isolamento: Più che una critica a LibDem, questo è un difetto genetico dell’area liberaldemocratica. Nell’arco degli anni i soggetti propositori di iniziative liberali in Italia sono sempre stati molteplici e frammentati, portando a progetti lodevoli ma dalla sostanziale irrilevanza politica e dalla bassissima longevità. La tendenza è quella di essere guardinghi verso gli altri su atteggiamenti o argomenti specifici anche lì dove risulta palesata la comunione di valori e intenti. In questo LibDem, volendo concludere la diaspora liberale che ha portato alla nascita dei “liberali di destra” e dei “liberali di sinistra”, più una moltitudine di apolidi, deve porsi come interlocutore per tutta l’area liberale andando a valorizzare quanto di comune esiste in queste proposte. Qualcuno rimarrà per forza indietro: l’elogio del “piccolo ma puro” ha sempre funzionato ed ha i suoi ammiratori in ogni area politica. Credo che invece tutte le associazioni e iniziative liberali (molte delle quali virtuali ed in mano a giovani) vadano messe in rete e che la postura intellettuale e credibilità possano indicarci come possibile ente aggregatore, se sapremo cogliere l’occasione. Da qui si potrà o meno costituire un partito, ma prima di parlare di voti bisognerebbe parlare di idee e contenuti condivisi.

Per queste ragioni credo che LibDem debba prima di tutto rafforzare la propria organizzazione interna, rendendola chiara, rapida e responsabile. In seguito iniziare un periodo di forte e costante comunicazione con TUTTI gli altri soggetti dell’area liberale, partitici, associativi, in caso individuali, portando a creare una forte rete che sappia comunicare ed organizzarsi per obiettivi comuni.

Una volta solidificata questa base si potrà decidere di iniziare il percorso costituente per il partito liberaldemocratico italiano, emerse le competenze, le culture e le forze di chi quell’area la popola.

 

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