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Il contributo di Mauro Antonetti

I liberaldemocratici europei si costituirono per partecipare, aggregando vari singoli esponenti e varie organizzazioni di cultura politica liberale (cercando di superare il tradizionale frazionismo e personalismo dei liberali), alla formazione di un soggetto politico nella forma di un partito unitario che potesse raccogliere componenti di varia ispirazione ma tutti comunque inscrivibili al modello politico, economico e sociale delle democrazie liberali.

La finalità dell’iniziativa politica era quella di dare ad un’area di cittadini, ed elettori non soddisfatti delle  proposte politiche già in campo (ovvero non attratti dalla modalità con cui erano già presenti le possibili alternative al bipolarismo, descritto come bipopulista) , un riferimento che fosse alternativo ai due poli dominanti conformati e dominati da formazioni politiche appunto caratterizzate da sovranismo, populismo e, in estrema sintesi, con programmi e, peggio, comportamenti non coerenti con le esigenze di un soddisfacente sviluppo economico e sociale in linea con le aspettative di una società più avanzata della sua rappresentanza politica. Il Governo Draghi aveva, peraltro, fornito qualche “assaggio” di un approccio più appropriato e “vincente”.

Molte altre diffuse iniziative (elaborazioni programmatiche, nascita di nuovi centri di aggregazione e rilancio di tradizionali soggetti di cultura liberaldemocratica) avevano fornito carburante al processo in atto.

La prima fase della costituzione di un “Terzo Polo”, nonostante il contesto sfavorevole della legge elettorale e nonostante incertezze e fibrillazioni dei protagonisti, favorita peraltro dal test molto promettente delle elezioni comunali di Roma, è stato, con il risultato elettorale delle Politiche, un primo successo che ha, soprattutto, dimostrato l’esistenza di un consenso elettorale non trascurabile. Questo dato (circa l’8%) è un riferimento essenziale anche per l’azione che ci attende nel futuro in quanto che rappresenta la esigenza primaria di dare una prospettiva adeguata e credibile ad un’area di cittadini.

La costituzione di un partito unitario e la possibilità di dare un contributo è apparsa un compito utile e, se non semplice, possibile.

E’ apparsa la attraente prospettiva a livello europeo, nell’ambito di Renew Europa, di partecipare attivamente alla costruzione di un’Europa federale, conformata alle libertà e ai diritti universali e allo stato di diritto, animata da una vivace economia di mercato capace di uno sviluppo sostenibile non ideologico, guidata da razionalità e pensiero scientifico in grado di usare consapevolmente le tecnologie più avanzate (digitali, aereospaziali, biologiche, mediche,…) laica, inclusiva capace, con una dimensione continentale ed un livello qualitativo adeguati, di interpretare politiche estere globali basate sui valori e sugli interessi comuni e di supportarle anche con una Difesa Europea in rapporto e collegamento con le altre democrazie  “occidentali” in un quadro di convivenza pacifica e nel rispetto del diritto internazionale.

A livello nazionale è analogamente sembrato possibile uno scenario simile con una forza politica in grado di influire in modo determinante sull’assetto politico istituzionale del nostro Paese.

Vasto programma e ambizioni forse esagerate.

Gli eventi, caratterizzati da uno spirito divisivo spesso di natura personale (in specie dei leader) hanno offuscato queste prospettive e ci pongono di fronte al quadro attuale e a quali dovrebbero essere le nostre scelte e i nostri comportamenti.

In primo luogo dovremo scegliere se arrenderci ora e per il futuro all’annientamento del progetto iniziale e, come ipotesi estrema scioglierci o trasformarci in una associazione di cultura politica.

La risposta negativa a questa prima opzione deriva da alcuni elementi di fatto: esiste un’area di cittadini (ed elettori) che in occasione delle Politiche (e nei sondaggi riferiti ai soggetti collocabili nel “Terzo Polo”) dimostra, nonostante tutto una persistenza incoraggiante; un aspetto collaterale dei sondaggi, meno rassicurante, è che si corre il rischio che nessuno dei protagonisti raggiunga il quorum del 4%.

Un altro elemento che ci richiede di rimanere in campo potenziandoci, ancora nella prospettiva europea, è che il risultato del voto italiano del 2024 può influire sugli equilibri europei (e, ovviamente, riflettersi sulla politica italiana).

L’alternativa allo scioglimento diviene la transizione dei Liberaldemocratici Europei a partito, mantenendo, però, la missione di costruire un soggetto unitario più vasto nel perimetro di Renew Europa.

In questa linea, peraltro, ci siamo, fortunatamente, già avviati quando, grazie alla iniziativa di Andrea Marcucci e di Giuseppe Benedetto, con nostro ampio consenso interno, abbiamo aderito all’ALDE.

La missione deve rimanere quella originale del partito unitario così come quella di non abbandonare la difficile prospettiva di una lista unitaria alle europee e, paradossalmente, ma inevitabilmente occorre sviluppare una iniziativa parallela: dare corpo ad un partito (una seconda vita di LDE) che dia organizzazione e prospettiva, anche dopo le europee, agli obiettivi unitari da perseguire.

Infatti, nonostante la generosa attività per la lista unitaria di amici come Costa e Marattin e gli incoraggiamenti anche di esponenti liberali europei, questa opzione appare forse impossibile e il danno emergente del prevalere della divisione non è solo il rischio di non raggiungere il quorum ma anche la propensione fatale dei protagonisti della rottura a subire, di nuovo, il bipolarismo bipopulista con conseguente subalternità.

La necessaria  trasformazione in partito rafforza alcuni obblighi e alcune necessità:

  • Portare un contributo elettorale comunque (a prescindere dalla soluzione unitaria ottimale) che risulti visibile (con almeno una candidatura significativa di LDE e con la presenza del simbolo) e che sia a pieno titolo
  • Rafforzare al massimo la aggregazione di tutti i possibili esponenti e soggetti liberaldemocratici.

In questa prospettiva una variabile fondamentale è costituita dal tempo che in politica, come in tutte le attività umane, ha un ruolo spesso decisivo come sanno tutti  coloro che si accingono ad una impresa (dalle iniziative più importanti e complesse ad una banale partita di bridge); le varie azioni che costituiscono la nostra iniziativa debbono essere realizzate in tempi adeguati soprattutto per consolidare risultati minimali ma in grado di dare un futuro alle nostre strategie di lungo periodo.

Mauro Antonetti

 

 

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