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Newsletter n. 58 – 27/04/2024

In settimana la presentazione dei nostri candidati

In settimana presenteremo i nostri candidati e avvieremo ufficialmente la campagna elettorale con i nostri compagni di viaggio.

Fin d’ora ringraziamo tutti coloro che hanno manifestato la loro disponibilità a candidarsi per Libdem. Siete stati tantissimi e purtroppo non è stato possibile dare concreto riscontro a tutti.

Ma la nostra avventura è soltanto all’inizio. Ci saranno altre elezioni a cui partecipare. Molte altre!

Se i manager pubblici scendono in campo

Non siamo ingenui e non pretendiamo che, allo stato delle regole attuali, i manager delle partecipate pubbliche debbano professare laicità assoluta quando vengono nominati dalla politica.

Però – anche allo stato delle regole attuali – c’è qualcosa di orbaniano nel vedere il capo dell’agenzia per la cybersicurezza Bruno Frattasi e il presidente di Leonardo e ex Finmeccanica, Stefano Pontecorvo – manager pubblici – esibire la t-shirt di FdI a Pescara, dal palco della sala Vienna 1683, una delle tre aree di dibattito della conferenza programmatica del partito di Giorgia Meloni, durante il dibattito su una politica estera comune e “sulla difesa della libertà europea”, mentre sullo sfondo campeggia lo slogan della kermesse: “L’Italia cambia l’Europa”.

Come il magistrato, anche il manager pubblico dovrebbe non solo essere indipendente, ma apparire tale.

“Pubblico” e “politico” sono due modi di essere diversi. La sfera pubblica e la sfera politica attengono a piani diversi.

Vannacci

Su Vannacci e la sua candidatura vorremmo dire che … non ce ne frega nulla!

(Salvini, continua così, davvero!).

Se Lega, FdI e M5S si astengono sul voto sulle ingerenze russe

L’ennesima conferma di un quadro politico sottomesso in larga parte all’influenza di Mosca: le delegazioni di Fratelli d’Italia, Lega e Movimento 5 Stelle al Parlamento Ue si sono astenute sul voto relativo alla lotta alle interferenze russe nell’Ue. Tra gli italiani si sono invece schierati a favore gli eurodeputati di Forza Italia, Terzo Polo, Pd e Verdi.

Guardando il voto dei gruppi europei, Ppe, Socialisti, Renew Europe, Verdi e The Left (con qualche distinguo) hanno votato il testo.

I conservatori di Ecr si sono schierati in gran parte a favore, tranne la delegazione italiana e parte degli spagnoli di Vox. Nel gruppo Id, oltre alla Lega si sono astenuti i lepenisti. Contrari al testo i tedeschi di AfD.

Il testo – comunque votato a stragrande maggioranza – invita l’Ue e gli Stati membri a contrastare “con urgenza” i tentativi di ingerenza russa, anche in vista delle prossime elezioni europee.

Il testo approvato dichiara anche la gravità delle accuse, ritenute “credibili”, secondo cui alcuni eurodeputati sarebbero stati pagati per diffondere la propaganda russa e molti avrebbero partecipato alle attività del media filorusso “Voice of Europe”, nel contesto della guerra contro l’Ucraina.

Riferendosi a casi sospetti di ingerenza russa provenienti da tutta Europa, tra cui Bulgaria, Germania e Slovacchia, i deputati si sono dichiarati molto preoccupati per il recente interrogatorio del deputato leader dell’AfD Maximilian Krah da parte del Federal Bureau of Investigation (Fbi) degli Stati Uniti, sospettato di aver ricevuto denaro da agenti del Cremlino, e per l’arresto in Germania, il 23 aprile 2024, di un suo assistente parlamentare con l’accusa di essere una spia cinese.

Il Parlamento ha inoltre invitato l’AfD a dichiarare al più presto le sue relazioni finanziarie, in particolare con il Cremlino, e a divulgare pubblicamente lo scopo e l’importo esatto di tutti i pagamenti provenienti da fonti collegate al Cremlino.

Due visioni opposte dell’Europa: Macron v. Orban

In settimana sia Macron che Orban hanno tenuto due discorsi pubblici che delineano la netta differenza che esite fra due visioni opposte d’Europa: quella sovranista e nazionalista di Orban e quella europeista di Macron.

No ai migranti, no alla gender parity, no alla guerra: è questo il manifesto di Fidesz che Orban ha presentato in Ungheria in occasione del lancio ufficiale della campagna elettorale.

Il capo del governo di Budapest ha quindi inviato un messaggio a Bruxelles, affermando che i leader europei sarebbero impantanati in una guerra che combattono come se fosse la loro.

“Ricordiamoci. Prima si trattava solo di mandare caschi. Poi le sanzioni, ma non sull’energia, ovviamente. Poi, sì, anche su quella. Poi sono arrivati i trasferimenti di armamenti: prima armi da fuoco, poi carri armati, poi aerei. Poi gli aiuti finanziari: decine di miliardi inizialmente. Ora siamo intorno ai 100 miliardi di euro. E la situazione non migliora, anzi peggiora. Siamo a un passo dall’invio di truppe occidentali in Ucraina: è un vortice di guerra. Bruxelles sta giocando col fuoco”.

“I governi favorevoli alla guerra, i burocrati di Bruxelles, la rete di George Soros stanno inviando milioni di dollari a Budapest alla sinistra favorevole alla guerra. Che non fanno mistero di volere un cambio di governo che si adatti ai loro clienti. Un governo a favore della guerra invece di un governo a favore della pace, un governo fantoccio subordinato a Bruxelles e Washington invece di un governo nazionale”, ha aggiunto.

Pressoché in contemporanea, Macron, dalla Sorbona, ha tenuto un discorso di grande impatto europeista

“Dobbiamo essere lucidi sul fatto che la nostra Europa oggi è vulnerabile. Può morire. Può morire e questo dipende solo dalle nostre scelte, ma queste scelte devono essere fatte ora” ha affermato ai presenti, tra cui esponenti del suo governo e ambasciatori di altri Stati membri.

“Sono finiti i giorni in cui l’Europa acquistava energia e fertilizzanti dalla Russia, esternalizzava la produzione in Cina e delegava la sicurezza agli Stati Uniti d’America” ha aggiunto.

Indicando la Russia come la principale minaccia del blocco, Macron ha chiesto di iniziare a lavorare su una “iniziativa di difesa europea” entro pochi mesi, prima come un “concetto strategico” da cui poi saranno messe in atto le “capacità pertinenti”.

L’Ue dovrebbe anche essere più incisiva sul fronte diplomatico, ha affermato Macron, stringendo più “partenariati reciproci” con Paesi terzi “per dimostrare che non è mai vassalla degli Stati Uniti e che sa anche parlare a tutte le regioni del mondo: ai Paesi emergenti, all’Africa, all’America Latina”.

L’Europa, ha aggiunto, dovrebbe anche puntare a diventare leader mondiale in cinque settori chiave: l’intelligenza artificiale, lo spazio, le biotecnologie, le energie rinnovabili e il nucleare.

Per raggiungere questi obiettivi, l’Unione avrà bisogno di un “grande piano di investimenti collettivi”. Si è detto favorevole all’aggiunta di un obiettivo di crescita, nonché all’aumento delle entrate derivanti da imposte a livello europeo.

L’ultima parte del suo discorso è stata dedicata alla difesa dei valori europei.

“Non dobbiamo mai dimenticare che noi (europei) non siamo come gli altri per il nostro attaccamento alla libertà, alla democrazia, allo Stato di diritto e all’uguaglianza. Ma questi valori sono sempre più minacciati dalla disinformazione e dalla propaganda e vanno difesi a tutti i costi”, ha concluso Macron.

25 aprile: non siamo solo antifascisti

Noi non siamo antifascisti, siamo prima di tutto “non fascisti”.

C’è una notevole differenza. Quello antifascista non è necessariamente un metodo democratico. Il metodo “non fascista”, invece, lo è.

La guerra contro il totalitarismo nazi-fascista non è stata condotta e vinta da un fronte democratico.

Il fascismo è stato sconfitto da una coalizione antifascista, nella quale vi erano forze democratiche e forze che si ispiravano a principi totalitari (come l’Urss e i partiti comunisti nazionali).

La natura totalitaria del regime comunista, là dove si è realizzato, non è stata diversa dalla natura totalitaria del regime fascista o nazista, realizzatisi in Italia e in Germania.

Distinguere i due regimi (fascista e comunista) sul piano delle intenzioni di chi li aveva promossi (la superiorità razziale nel primo caso, l’eguaglianza di classe nel secondo caso) è politicamente ingiustificabile.

In entrambi i casi, si è trattato di totalitarismi basati sulla negazione dei diritti individuali, sull’affermazione di uno stato organico incompatibile con il pluralismo sociale ed economico, sull’uso sistematico della violenza per disciplinare il modo di pensare dei cittadini.

Prima che antifascisti, noi siamo “non fascisti”.

Il libro della settimana

Stati Uniti d’Europa. Un’epopea a dodici stelle, di Gianluca Passarelli.

L’Unione europea è un progetto, un ideale; per qualcuno un sogno, per altri una speranza, per taluni un pericolo; sicuramente una costruzione e una sfida. Ma soprattutto è un caso unico nella storia: Stati che decidono – liberamente – di concedere sovranità a un soggetto politico e condividere materie di governo per secoli appannaggio nazionale.

Passarelli ne ricostruisce le accidentate vicende con un approccio insieme storico, culturale e politologico, coniugando grandi doti divulgative e la capacità di riconnettere le questioni più attuali a radici che affondano nel passato.

Categorie interpretative anche complesse (modello funzionalista/federalista, Stati nazione e Stati membri, politiche intergovernative e sovranazionali) si trasformano nelle sue pagine in concetti accessibili con cui far luce su molti dei temi al centro del dibattito politico e degli equilibri internazionali.

Senza apologia né retorica, il libro analizza i problemi, le prospettive e le azioni da intraprendere per giungere agli Stati Uniti d’Europa.

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