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No, Salvini non è la CSU

Con tenacia innegabile, Il vicepremier Salvini lancia un martellante appello implicito agli elettori di destra radicale: Meloni vi sta tradendo, si istituzionalizza, nomina ex draghiani, io sì che sono invece il vostro vero campione. Del resto, ad aprire anni fa le proprie liste a Casa Pound fu Salvini. Ecco perché ha aperto con tanto anticipo la sfida al premier anche sulle prossime europee. La sua via per parlare alla destra radicale non ammette sfumature: se vi sta bene allearvi dopo le europee con i socialisti allora preferite la Schlein alla Le Pen, mentre io sono il vero amico e alleato della leader della destra francese ed europea, ha detto Salvini agli elettori di Meloni.  Che giustamente evita di rispondergli. Tajani gli ha replicato che di madame Le Pen non se ne parla nemmeno, l’accordo auspicabile è tra Popolari Europei e i Conservatori di cui Meloni è presidente. Più argomentata la replica di Guido Crosetto, uno dei fondatori insieme a Meloni di Fratelli d’Italia. Crosetto ha confermato che l’obiettivo post elettorale è un’alleanza con i Popolari, ma se non ci fossero i numeri allora bisognerà valutare seriamente le alternative, in primis con i liberali europei. Una risposta ragionata. Perché se una cosa positiva ha prodotto l’attacco di Salvini a Meloni, è che i media italiani siano stati costretti a spiegare che in realtà i numeri per il ribaltone europeo di cui in Italia tanti si dicono certi sono molto azzardati. Anche se Sanchez perdesse le imminenti elezioni spagnole, la maggioranza dei governi europei resterebbe guidata da popolari o socialisti, e la nomina del presidente della Commissione passa in Consiglio Europeo decisa dai governi, sede in cui il gruppo di Meloni e quello di Salvini in nessun modo avrebbe potere di veto. Salvini o sa: la sua finalità non è modificare il corso della politica europea, è solo accumulare una nuova arma da usare poi contro Meloni in vista delle politiche, accusandola di inciuci in Europa. E qui potrebbe terminare l’analisi. Ma c’è un passaggio dell’intervista di Crosetto che merita invece un approfondimento. Tentando un approccio irenico con Salvini, Crosetto dice che in fondo per la Lega assumere in Europa un atteggiamento simile a Meloni non sarebbe innaturale, Crosetto ha sempre pensato alla Lega come quanto di più vicino in Italia ci sia alla CSU, storico partito cattolico, leader in Baviera federato nazionalmente con la CDU. Alla luce dei fatti, un paragone azzardato. Poteva non esserlo troppo ai tempi di Bossi, e infatti l’attuale presidente della Baviera Markus Söder leader della CSU era alla testa delle proteste contro gli eccessivi trasferimenti di risorse dalla Baviera verso i Laender dell’ex Germania est, come è stato il leader delle contestazioni a Merkel di fronte alle porte spalancate agli immigrati. Ma da quando Salvini ha snaturato il DNA originario della Lega, paragonarlo alla CSU è impossibile. Avendo registrato il peggior risultato elettorale dal 1950 della CSU in Baviera, Söder per governare il Land ha stretto alleanza con i Liberi Elettori (l’acronimo del partito è FW che sta appunto per Freie Wähler), partito nato negli anni 90 per mettendo insieme però una lunga tradizione di liste civiche locali radicate già da 40 anni. FW raggiunse allora in Baviera l’11% dei voti, è un movimento liberal-conservatore molto attivo sui diritti umani, difensore del decentramento ma capace allo stesso modo di dire che l’offerta scolastica affidata ai Laender ha finito per spezzare l’eguaglianza delle opportunità in Germania, più verde nelle sue politiche ambientali di quanto lo sia la CSU, anch’esso critico della Merkel sull’immigrazione ma in quanto propugnatore di in serio sistema di integrazione degli immigrati basato sul sistema a punti su cui il Canada ha incentrato quella che è oggi in  campo occidentale la maggior strategia per attirare immigrati e non respingerli, adottando un criterio esplicito di preferenza nella scelta degli immigrati economici, e prescindendo dal diritto di asilo che è capitolo a parte da garantire. (Detto tra parentesi, il sistema canadese dovrebbe essere propugnato anche dall’Italia, invece di continuare a credere con Salvini che la politica sull’immigrazione sia evitare gli sbarchi: ma questo è un altro paio di maniche). L’effetto di FW è di render oggi la Baviera – pur essendo storicamente la parte di Germania meno denazificata nel secondo dopoguerra – il Land che contiene meglio la crescita della destra razzista-sovranista di AfD rispetto an tutto il resto della Germania, dove invece è ormai secondo partito e veleggia oltre il 20% dei consensi. Magari, la Lega di Salvini fosse qualcosa di simile ai Liberi elettori bavaresi, che appartengono alla famiglia europea dei liberaldemocratici. Salvini pretende invece che Meloni abbracci proprio Le Pen e AfD, cosa che non solo Macron ma nemmeno CDU-CSU potranno mai fare in Germania. Meloni ha già da pelare la gatta polacca del PIS e quella ungherese di Orban. Se abbracciasse la via di Salvini finirebbe nell’angolo, e ci porterebbe dritta dritta l’Italia.

Di Oscar Fulvio Giannino

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