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Separazione delle carriere “La riforma? Ora o mai più”

Reggio Emilia «La separazione delle carriere tra giudici e pubblici ministeri? Ora o mai ріù».

Parola del professor Giuseppe Benedetto, presidente della Fondazione Luigi Einaudi, il quale presenterà il suo libro “Non diamoci del tu”, oggi alle 18 alla Sala del Palazzo del Capitano dell’hotel Posta. Con il professor Benedetto saranno presenti il sottosegretario alla giustizia Andrea Ostellari, l’onorevole

Benedetta Fiorini, l’avvocato Giuseppina Rubinetti e il professor Giulio Garuti. L’occasione sarà un confronto su uno dei temi più importanti imprese e dell’intera società: la giustizia. L’evento sarà moderato dal giornalista Stefano Zurlo.

Professor Benedetto, siamo arrivati a una svolta con quella che viene definita “riforma delle riforme”.

«Si, è stata avviata una riforma della giustizia con il ministro Cartabia che ha previsto una stretta alla separazioni delle funzioni, riducendo a uno il passaggio durante la carriera tra giudice e pm. Poi c’è stato referendum in cui il quesito sulla separazione carriere è quello tra i cinque che ha ottenuto la percentuale più alta. Ma anche quella era separazione delle funzioni, perché, come afferma il ministro Nordio, la separazione carriere si può attuare solo tramite riforma costituzionale. Oggi ci sono le condizioni politiche e parlamentari, ma anche nella società Italiana Costituzione con cui promuovere la separazione delle carriere, il caposaldo di una più profonda riforma della giustizia».

Perché non si tratta di un tema solo politico?

«Chi vorrebbe che l’arbitro di una squadra di calcio vestisse la stessa maglia di una delle due squadre?Che l’arbitro sia terzo lo ha scritto chi ha voluto l’articolo 111 riformato della Costituzione: all’articolo manca l’ultimo passaggio per esser pienamente realizzato. I tempi sono maturi per la separazione delle carriere tra magistratura giudicante e magistratura requirente. Senza questa riforma nessun approccio riformatore per la giustizia è attuabile in Italia. L’anomalia tutta nostra della carriera unica va superata nell’interesse della giustizia stessa e del Paese».

Come si può fare per rendere più popolare questo tema, considerato solitamente tecnico?

«Paragonando, appunto, il giudice a un arbitro. Noi usiamo impropriamente il termine giudice. Pensiamo a quanti utilizzano questo termine indistintamente rispetto al pm. Tutti dicono il “giudice”. In realtà, dobbiamo capire e far capire che esiste una distinzione ben precisa».

Anche l’onorevole Fiorini puntualizza come «il libro del presidente Giuseppe Benedetto evidenzi una stortura, che con il Governo Meloni abbiamo finalmente la possibilità di risolvere, auspicando un cambiamento radicale del sistema giustizia, illustrando l’urgente necessità della separazione delle carriere, affinché si possa raggiungere realmente l’autonomia della giurisdizione. Questo vuole essere un momento di confronto, di dialogo per parlare di un tema così importante ma così ostico per molti dei cittadini fino a quando poi non tocca la vita di ciascuno di noi… La giustizia non ha e non deve avere colori politici».

di Serena Arbizzi

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