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Un nuovo partito: Che cosa aspettarsi dall’iniziativa dei liberal democratici il 14 gennaio a Milano – linkiesta.it

di Jonathan Targetti, linkiesta.it

L’appuntamento deve essere il primo passo di un percorso lungo, che dovrà portare a una sintesi tra tutto ciò che sta tra l’area riformista del Partito democratico e l’area moderata di Forza Italia: una Renew italiana

Mancano ormai pochi giorni all’iniziativa del 14 gennaio a Milano promossa dall’associazione Costituente Libdem. Riunire tutte le forze liberal democratiche e riformiste in Italia pare essere un’impresa molto difficile da centrare ma, allo stesso tempo, è l’unica iniziativa credibile messa in piedi dopo il buon risultato politico del Terzo Polo alle scorse elezioni di settembre.

C’è molta attesa per questo evento al quale parteciperanno tutti i leader nazionali dei principali partiti italiani di area riformista (Carlo Calenda, Matteo Renzi e Benedetto Della Vedova) e, in aggiunta, anche un interessante elenco di personalità che allarga la discussione alla società civile e alle esperienze del mondo del lavoro, delle professioni e dell’insegnamento. Oltre ai promotori Giuseppe Benedetto, Alessandro De Nicola, Oscar Giannino e Sandro Gozi, hanno già annunciato la loro adesione anche Marco Cappato, Giulia Pastorella, Enrico Costa, Davide Giacalone e molti altri.

Leggendo il sentiment sui social, sembra che siano molti gli elettori del Terzo Polo e non solo, a sperare che questa iniziativa possa essere soltanto l’inizio di un lungo cammino condiviso verso le prossime Elezioni Europee del 2024 e oltre. C’è una fetta importante di elettorato italiano che aspetta da tempo che tutte le forze liberal democratiche uniscano le loro forze. Tutto quello che sta tra l’area riformista del Partito democratico e l’area moderata di Forza Italia insomma, passando per Azione, Italia Viva, Più Europa, Radicali Italiani, Partito Liberale Italiano, Buona Destra e così via. Non entrerò nel merito della forma e delle modalità cui cui sarebbe opportuno si arrivasse a questa tanto agognata condivisione, perché queste dinamiche saranno determinate dal confronto e dalla sintesi tra tutti gli attori politici interessati e tra tutti i partiti coinvolti.

Sarebbe interessante se si pensasse fin da ora di portare nel resto del Paese l’esperienza del 14 gennaio a Milano. Dato che viene presentata come una vera e propria costituente, questa necessiterà per forza di cose anche di un vero e proprio radicamento nel territorio attraverso la nascita di comitati/assemblee regionali, dove le classi dirigenti locali avrebbero l’occasione per trovare dei momenti di condivisione, di confronto, di crescita sia tra di loro che con la cittadinanza attiva. L’individuazione di riferimenti regionali e provinciali, permetterebbe di strutturare l’azione politica da Bolzano a Bari, da Udine a Palermo, senza lasciare indietro nessun territorio.

Sarebbe auspicabile che in questo spazio politico si sperimentassero nuove forme di partecipazione democratica e di selezione della classe dirigente. Senza dubbio utilizzando ciò che di positivo oggi la rete e i social sono in grado di offrire. Pensare a delle strutture territoriali snelle, veloci, democratiche e trasparenti, interconnesse tra di loro, è senza ombra di dubbio una delle sfide più importanti e affascinanti per chi ambisce a rappresentare milioni di italiani in questa epoca.

Bisognerebbe che i leader nazionali non approfittassero dell’iniziativa milanese per invitare la platea a iscriversi ad uno dei loro partiti per poter partecipare alla crescita di quello che ormai da tutti è chiamato Terzo Polo. Che, per molti, si tratta di uno spazio politico molto più ampio della mera somma tra Azione e Italia Viva. Al di là della forma che tutto questo assumerà, sia essa federativa tra le realtà esistenti che fondativa per un nuovo soggetto unitario, centrale sarà che tutti dovranno partire dal solito punto di partenza. Questa nuova casa politica dovrà essere costruita insieme, dalle fondamenta. Non può esserci qualcuno che ha già iniziato e che invita gli altri ad unirsi nell’impresa.

Chissà se le tante personalità di spicco presenti in questo scenario politico rappresenteranno un problema oppure sapranno essere uno più importanti punti di forza. Molto dipenderà dall’impegno di tutti e dalla maturità politica dell’intera la classe dirigente. Alla forma leaderistica o familiare, che nel corso dei decenni ha mostrato ormai tutti i propri punti di forza e allo stesso tempo tutti i limiti, si potrebbe pensare ad una forma ibrida, con un leader riconosciuto da tutti e individuato attraverso processi democratici, affiancato da una squadra competente, dove i più meritevoli e i più rappresentativi riusciranno a trovare spazio.

Le Europee del 2024 saranno senza dubbio un importante banco di prova, ma sarebbe opportuno che l’orizzonte politico fosse più ambizioso e di medio lungo termine. Questo percorso non dovrebbe servire soltanto a portare una manciata di persone a Bruxelles ma a costruire una nuova proposta politica in grado di cambiare il nostro Paese da qui a dieci anni. Se siamo arrivati fino a questo punto, vuol dire che tutti siamo perfettamente consapevoli che le attuali sigle, più o meno separate, non bastano più. Occorre andare oltre. Occorre una Renew italiana.

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